Nella notte fra il 31 marzo ed il 1 aprile del 1876, Philipp Mainländer (pseudonimo di Philipp Batz, 1841-1876), dopo aver ricevuto la copia fresca di stampa della sua Filosofia della redenzione, si tolse la vita, come estremo gesto di coerenza con il suo pensiero. Si tratta di un filosofo appartenente alla scuola schopenhaueriana, il quale, a partire dall’affermazione della morte di Dio, radicalizzò in senso fortemente pessimistico la dottrina del maestro. Per Mainländer, «Dio è morto e la sua morte fu la vita del mondo». Perciò, nel movimento entropico che dall’essere porta al non-essere, il destino del mondo e dell’uomo conduce inesorabilmente verso l’assoluto nulla. La filosofia della redenzione, che fu tra le letture di Friedrich Nietzsche ed è stata apprezzata da autori come E. M. Cioran, J. L. Borges, A. Caraco, H. Carossa, è attualmente oggetto in Germania di una vera e propria riscoperta. Il presente lavoro è la prima monografia italiana su Mainländer. Se ne ricostruisce la vicenda biografica e se ne esamina l’opera filosofica, che è collocata nel contesto del dibattito sulla filosofia di Schopenhauer nella Germania del secondo Ottocento.
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