Memoria di testi teatrali antichi I testi teatrali antichi, nati per la scena, vivono nell’ambito della performance di una vita talora effimera, condizionata dal gusto contemporaneo. I più fortunati sopravvivono poi nella dimensione libraria, conducendo un’esistenza anch’essa aleatoria, soggetta com’è a gusti via via mutevoli; pronti tuttavia a rivivere più volte grazie alla memoria, potente e capricciosa. Le loro ‘vite nuove’ possono realizzarsi ancora sulla scena, con successive riprese, con le ibridazioni della contaminatio, o con occasionali reminiscenze all’interno di una pièce distinta e originale. E fuori della scena, in modi anche più vari: come estratti, a fini gnomologici o retorici, oppure, all’interno di testi di tutt’altra natura, come citazioni, dirette o mediate, apprezzate o confutate, perfino come semplici allusioni, vere o soltanto suggerite.
Qui si presentano alcune istantanee sulla fortuna di testi teatrali antichi: Mario Andreassi, Citazioni teatrali nelle facezie del «Philogelos»? – Luigi Belloni, Reminiscenze da “Medea” nel libretto di “Norma”. Sulla memoria euripidea di Felice Romani. – Maria Falappone, Citazioni della tragedia attica nelle “archaiologiai”. – Marta Frassoni, Serse e l’Ellesponto: da Eschilo ed Erodoto a Giovenale. – Daniela Milo e Giuseppe Nardiello, Tragedia attica e Apologetica: Atenagora, Teofilo. – Claudio Rosato, Le citazioni euripidee nell’epistolario di Cicerone. – Sabina Tuzzo, Terenzio nei drammi di Rosvita: pretesto o modello? La conversione di Gallicano. – Onofrio Vox, Euripide nell’Atreo di Mamerco Emilio Scauro secondo Dione Cassio.
ISBN: 9788882324702
Fragmenta comica adespota papyracea
Testo, traduzione e commento