Il professor Francisco Aldebarán arriva a Cuévano, nel «profondo Messico», per sostituire nella locale università un docente di Letteratura morto durante la cena di Natale. Nonostante il suo glorioso passato, Cuévano si presenta ad Aldebarán come una piccola città di provincia, con le sue inalterabili abitudini e i ritmi scanditi dagli incontri nel caffè La Flor de Cuévano. A poco a poco, il giovane professore troverà il modo di adeguarsi alle usanze locali e anche di soddisfare le sue pulsioni amorose. Ibargüengoitia racconta aneddoti e vicende della piccola cittadina in modo ironico e disincantato e al tempo stesso con un atteggiamento, che si ritrova in gran parte dei suoi scritti, di affettuosa condiscendenza nei confronti dei suoi personaggi. Città immaginaria quanto lo Stato del Plan de Abajo di cui è capitale, Cuévano rientra nella geografia mitica della letteratura latinoamericana, accanto alla Macondo di García Márquez, alla Santa María di Onetti, alla Comala di Rulfo, ed è scenario anche di altri romanzi di Ibargüengoitia. La Gloria di Cuévano, vincitore nel 1974 del premio di narrativa «México» e in seguito adattato per il cinema, è un godibilissimo romanzo, qui tradotto in italiano per la prima volta.