Il saggio, diviso in tre capitoli annodati assieme, si pone il problema se l’annoso dibattito svolto intorno alla “volontà”, in quanto “libera” opzione del soggetto, abbia ancora un punto di riferimento forte, si ferma poi ad esplorare il campo delle emozioni per considerare se si debbano contemplare come originanti le scelte operate dal singolo, oppure se siano da espungere come intromissioni negative rispetto alla razionalità umana che indirizzerebbe l’uomo verso alternative più confacenti con la sua natura razionale; infine, del possibile raggiungimento della felicità da parte del singolo, della comunità, dell’uomo in quanto tale. L’autore invita a non fidarsi delle argomentazioni quali prove veritative, in quanto una sana riflessione teoretica potrebbe evidenziare che, andando al di là delle stesse, si potrebbero cogliere i modelli di razionalità che vi stanno a monte. Ponendoci da questo punto di vista ci può allora apparire dubbia anche la difesa della “volontà” che, in quanto libera, sarebbe costretta ad estromettere le emozioni come fondamento delle scelte umane, emozioni che molto spesso sono travolgenti come lo è l’amore che difficilmente può essere incanalato nella “ragionevolezza” del vivere. Gran parte della filosofia ha posto la razionalità come faro illuminante la volontà, relegando come intralcio tutto ciò che ragione non era; ma questa difesa della volontà come libera partecipazione del consiglio posto dalla ragione ha ancora la valenza che possedeva al tempo di Tommaso d’Aquino? Le emozioni sono veramente da considerare un intralcio alla libertà di scelta, o non sono esse stesse, in quanto produttrici di stupore, l’origine della stessa ricerca filosofica, che si dichiara razionale e logica? In questo saggio si cerca di indagare su questi temi, presupponendo comunque che ogni affermazione ha come presupposto un modello di riferimento, una Weltanschauung che è propria di colui che difende la sua tesi: dietro ad ogni argomentazione c’è sempre un “preconcetto” di base pronto ad orientare il proprio ipotizzare. La verità, dunque, sembra più una continua ricerca che un’affermazione definitiva per cui, anche la stessa felicità ha l’obbligo di essere coniugata non solo in prima persona, come felicità privata, ma anche in seconda persona, rapportandola all’altro, per non dire poi che potrebbe addirittura essere raffigurata in termini di felicità universale.
Discorso sui metodi
Modelli di insegnamento e didattica della filosofia
Ritroviamo-ci a scuola
Esperienze di counseling scolastico come nutrimento della relazione educativa
Educare alla sostenibilità
Una guida per “fare” scuola con l’Agenda 2030
CreativaMente
Progetto G.I.O.CO.
Gioco Imparo Opero COopero
Dal bisogno atavico del gioco il metodo sperimentato per una scuola inclusiva e vitale
La "via vecchia" e la "nuova"
Insegnamento, apprendimento, formazione: percorsi verso (e attraverso) le lingue seconde e straniere
Insegnamenti sul taiji quan
Shanghai - Agosto 1990