Nel 1566 Filippo II decise di sopprimere le concessioni di cui godevano i moriscos di Granada, discendenti dei musulmani presenti nella penisola iberica fin dall’VIII secolo. Da quel momento essi non poterono più portare i propri nomi, vestirsi alla maniera moresca, professare la loro religione, utilizzare gli stabilimenti termali in cui erano soliti fare il bagno… Si trattava di prerogative concesse nel 1492 dai Re Cattolici, Isabella e Ferdinando, in cambio della resa dell’ultimo re musulmano di Granada, Boabdil. La comunità musulmana si ribellò alla decisione regia. I rivoltosi in armi si rifugiarono nella zona montuosa delle Alpujarras, creando un piccolo regno separato, guidato da Fernando de Válor (con il nome arabo Aben Humeya), che resistette alla repressione cristiana. Nel 1568, Giovanni d’Austria, figlio naturale di Carlo V e ammiraglio della flotta che qualche anno dopo sconfiggerà i turchi a Lepanto, schiacciò sanguinosamente la ribellione. Questo lo sfondo storico di Amare dopo la morte. Calderón, in questa pièce costellata di momenti lirici, frammisti a interludi comici, esplora i sentimenti amorosi dei protagonisti, che s’intrecciano alla fedeltà alla patria e ai valori cavallereschi, contrapposti all’avidità, all’inganno, alla codardia degli antagonisti. L’appartenenza religiosa degli uni e degli altri non è sempre quella che ci si potrebbe aspettare da un autore a torto considerato un baluardo della Controriforma.
Pedro Calderón de la Barca
Pedro Calderón de la Barca (Madrid, 1600-1681)
Uno dei più grandi drammaturghi spagnoli, formatosi nel periodo di maggior splendore e vitalità della Comedia nueva, il genere teatrale diffuso in particolare dal prolifico Lope de Vega tra gli ultimi decenni del XVI secolo e i primi del XVII. Calderón sviluppò un tipo di testo teatrale di grande impatto, sia dal punto di vista spettacolare, sia per la profondità dei contenuti. Egli fu molto apprezzato dai contemporanei che lo considerarono senza dubbio il successore di Lope. Fu a lungo drammaturgo di corte e collaborò con gli scenografi Baccio Dal Bianco e Cosimo
Lotti. Proprio per i progressi della tecnica teatrale dei decenni centrali del Seicento, poté concentrarsi sui contenuti profondi e filosofici dei propri testi e proporre opere di grande significato morale, in grado di soddisfare anche un pubblico raffinato e colto. Ricordato soprattutto per La vita è un sogno, l’intera opera di Calderón è certamente da annoverare tra i classici.