

Plebe e Riconoscimento: due nozioni squisitamente hegeliane, ma apparentemente distanti l’una dall’altra. La plebe compare nella Filosofia del diritto del 1821; la tematica dell’Anerkennung risale piuttosto agli anni di Jena e poi, soprattutto, alla Fenomenologia dello spirito. Con il nostro lavoro abbiamo voluto accentuare il legame che le tiene assieme: un legame forse non proprio esplicitato da Hegel; e quindi un legame che intendiamo rilevare analiticamente, dalla lettura dei testi hegeliani. Pöbel e Anerkennung presentano nel loro percorso esiti aporetici là dove si vengono problematicamente a incrociare. L’incrocio, se individuato, mostra caratteristiche storicamente determinate: l’età moderna, la società civile moderna e lo Stato politico moderno. L’ambito teorico in cui ci muoviamo, e in cui si muovono i testi di Hegel, è prevalentemente filosofico-politico; calato sul terreno dell’età moderna. Età in cui la logica e la dinamica del riconoscimento sussistono come Anerkanntsein, riconoscimento operante, e tuttavia, su quello stesso terreno, viene riprodotta una forma di soggettività che eccede ex-ante tale dinamica, una soggettività che non ingaggia alcuna lotta per essere riconosciuta. Il mondo dell’economia politica con le sue leggi, cioè il sistema dei bisogni, si presenta come “seconda natura” inorganica nei confronti dello spirito, la plebe come figura priva di spirito. Il principio del riconoscimento presenta perciò, all’altezza dello spirito oggettivo, un margine di incompiutezza, che non rende però debole la sua logica interna – e cioè il fatto che viga l’essere-riconosciuto –, ma lo derubrica a dover-essere attribuendogli carattere prescrittivo, di principio e non pienamente di fatto. Il moderno non realizza sempre e comunque ciò che proclama come suo principio universale. In questo senso, il riconoscimento – che in Hegel si presenta almeno sotto tre diverse accezioni – è un universale concreto: non è cioè un formalismo della ragione, una condizione a priori dell’agire e del vivere sociale, ma è ciò che si realizza effettivamente. È la realizzazione dell’ethos moderno, a un livello di razionalità assai elevata ma, nonostante ciò, abitata da incoerenze, contraddizioni, aporie che ne mettono in luce il carattere essenzialmente finito. È d’altra parte proprio sulla base di questo “problema aperto” che solamente possiamo riattualizzare la filosofia politica hegeliana.
The aporias of the modern age
Rabble and Recognition, two purely Hegelian concepts, may seem to differ from each other. The concept of Rabble (Pöbel) appears in the Philosophy of Right in 1821, whereas the Anerkennung goes back to the years in Jena and, in particular, to the Phenomenology of Spirit. The purpose of this work is to stress the link between them. Such a link was not dealt with by Hegel, so we intend to bring it out through the analysis of Hegel’s works. Pöbel and Anerkennung problematically intersect throughout their course with aporetic outcomes. Their intersection, if detected, shows historically determined features: the modern age, the modern civil society and the modern political State. The theoretical field within which we intend to proceed, and within which Hegel’s works proceed, is predominantly philosophical-political, embedded in the terrain of the modern age. This is an age in which the logic and dynamics of recognition are Anerkanntsein, i.e. actualised recognition, and nevertheless, on that same terrain, a form of subjectivity is reproduced that exceeds such dynamics ex ante and does not fight to be recognised. The world of political economy with its own laws, i.e. the system of needs, appears as an inorganic “second nature” in terms of spirit, and the Rabble as devoid of spirit. Therefore, the principle of recognition shows a margin of incompleteness on the level of the objective spirit, which does not weaken its inner logic – the being-recognized -, but downgrades it to must-be, i.e. to a prescription, rather than an established fact. The modern age does not always achieve what it proclaims as its universal principle. In this sense, recognition – which occurs in at least three different meanings in Hegel’s works – is a concrete universal: it is not a formalism of reason, an a priori condition of action and social life; it is what actually takes place. It is the achievement of the modern ethos at a very high level of rationality, which does not rule out incoherence, contradictions and aporias that highlight its essentially finite nature. But it is precisely on the basis of this unresolved question that Hegel’s political philosophy becomes relevant today.

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