
Michail M. Bachtin, Valentin N. Vološinov, Augusto Ponzio
Parola propria e parola altrui nella sintassi dell'enunciazione
Collana: Il Segno e i suoi Maestri
Anno: 2010
Pagine: 230
Formato: 10,5x17,5cm
ISBN: 9788882328153
€ 15,00
Il testo che qui si presenta fa parte di Marxismo e filosofia del linguaggio (1929 seconda ed. 1930) di cui costituisce la parte terza, intitolata “Per una storia delle forme dell’enunciazione nelle costruzioni linguistiche. Saggio di applicazione del metodo sociologico ai problemi della sintassi”, dedicata al rapporto tra parola propria e parola altrui. A differenza della frase, cellula morta della lingua, generalmente assunta come oggetto della linguistica, sia essa la linguistica tassonomica o quella generativo trasformazionale, la parola, anche nella sua unità basilare, l’enunciazione, cellula viva del parlare, ha sempre a che fare con la parola altrui, perché è ascolto e si realizza nell’ascolto, risponde e chiede una risposta. L’unità basilare, sul piano del senso, è l’enunciazione, perché solo ad essa in quanto contestualizzata, in quanto di qualcuno e rivolta a qualcuno, in quanto dotata di sottinteso, in quanto intonata, in quanto finalizzata ad esprimere qualcosa, può seguire una comprensione rispondente, diversamente dalla frase, che, priva di tutto questo, può essere intesa nel suo significato o nei suoi possibili significati solo immaginandola come una possibile enunciazione, con tutte le suddette caratteristiche dell’enun-ciazione, cioè conferendole un senso possibile. La parola, dice Bachtin, ha generalmente un duplice orientamento: verso il suo oggetto e verso un’altra parola, la parola altrui. Questa parola altrui può anche essere l’oggetto stesso della parola che dunque si presenta come parola oggettivata o raffigurata. La parola raffigurata, oggettivata, può esserlo nella forma del discorso diretto o del discorso indiretto. Ma c’è anche un terzo tipo, quello del discorso indiretto libero, che a Bachtin interessa particolarmente per evidenziare una dialogicità della parola che non è quella del “dialogo” comu-nemente inteso, il dialogo formale, come un susseguirsi di repliche, di battute. Riportando la parola altrui, la parola deve necessariamente operare dei collegamenti, delle connessioni, combinarsi con la parola altrui, deve affrontare dei problemi di sintassi. Proprio nella sintassi massimamente si evidenzia l’incontro della parola propria con la parola altrui, il loro rapporto di interazione; e soprattutto nella sintassi del discorso riportato, diretto, indiretto e indiretto libero, si evidenzia il modo in cui si orienta la ricezione e la trasmissione della parola altrui, si palesa la disposizione all’ascolto e la dialogicità co-stitutiva dell’enunciazione.
Augusto Ponzio
Augusto Ponzio, professore emerito, ordinario di Filosofia e teoria dei linguaggi dal 1980 nell'Università di Bari. Tra le sue pubblicazioni: Bachtin e il suo circolo, Opere, 1929-1930, testo russo a fronte, intr., e tr. in collab. con Luciano Ponzio (Bompiani, 2014); Tra semiotica e letteratura. Introduzione a Michail Bachtin (Bompiani, 2015), Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione (Guerra. 2018); Con Emmanuel Levinas. Alterità e Identità (Mimesis, 2019). Dirige dal 1990 la collana "Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura" (Mimesis). Ha contribuito come curatore e traduttore alla diffusione del pensiero di Pietro Ispano, Bachtin, Levinas, Marx, Rossi-Landi, Schaff, Sebeok, Barthes. Nella sua ricerca sui segni e sul linguaggio, di questi autori ha ripreso ci˜ che soprattutto gli accomuna, malgrado le loro differenze: l'idea dell'imprendiscibilità qualsiasi sia l'oggetto di studio e per quanto specializzata sia l'analisi - dalla vita dell'individuo umano nella concreta singolarità del suo coinvolgimento senza albi nel destino degli altri.
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