

Il volume è in primo luogo la ricostruzione del modo in cui Giovanni Gentile ha inteso il fascismo, spiegandone le motivazioni che lo hanno condotto a sostenerlo sino alla caduta. Alla base emerge l’esigenza di una continuità ideale con il Risorgimento, che il filosofo riprende nelle pagine sul primo conflitto mondiale, e il tentativo di far rientrare la politica nell’etica, imprimendo un carattere educativo ai molteplici compiti dello Stato. Sotto tale profilo, il fascismo di Gentile vuole essere l’inveramento dell’economia nell’etica, con la necessaria attenzione al ruolo educativo di cui deve farsi carico lo Stato, in una visione della realtà che per tanti aspetti corrisponde ad esigenze già sollevate da altri pensatori meridionali. Al tempo stesso, il volume analizza gran parte delle interpretazioni storiografiche che sono state avanzate a partire dalla morte di Gentile, sì da costituire, per tale verso, anche la storia della fortuna critica del filosofo dalla sua scomparsa ai nostri giorni attraverso i contributi più significativi.