Il Principe studioso (1643), di Tomaso Tomasi, si configura come un trattato di pedagogia del principe che trae la sua origine remota dagli specula principis medievali e quella più immediata dai trattati quattro-cinquecenteschi, quando la questione dell’umanesimo etico e quella della formazione militare del principe si pongono in maniera più urgente. In un momento in cui la rigida ortodossia cattolica non lascia spazio se non a riadattamenti delle dottrine aristoteliche, e la ragion di stato, respinta in sede teorica, si afferma nella prassi, il Tomasi traccia, per una completa formazione del governante, le linee di una cultura di stretta impronta controriformistica. Tuttavia, dimostrandosi convinto assertore di quella regola di vita seicentesca che è l’arte della simulazione, l’autore riesce a includere anche Machiavelli, La Noue, Bodin, messi all’Indice dalle gerarchie ecclesiastiche. Preme sottolineare, in questo trattato sul principe, il ruolo fondamentale delle lettere e l’atto di accusa mosso dal Tomasi nei confronti di chi tale ruolo trascura, ritenendo che i percorsi del buon governo, e dunque della politica, possano rinunciare a un così efficace nutrimento.

Mani che aiutano ad apprendere
Gesti, lingue, educazione linguistica

Insegnamento e formazione all'insegnamento
Appunti (e "spunti") di didattica dell'italiano

Intorno ai canzonieri
Versioni antiche e moderne

Ludovico di Breme
La forma, il tempo l'utopia

Brignetti
Il mare ed oltre

Gli anziani e le lingue straniere
Educazione linguistica per la terza età

Contro giganti e altri mulini
Le traduzioni del "Don Quijote"

«Gloria… quella dovutami!»
Sulle traduzioni italiane della poesia di Manuel Machado (Copia)

I luoghi del tradurre nel medioevo
La trasmissione della scienza greca e araba nel mondo latino