Vittorini, come hanno mostrato recenti e perspicue intrepretazioni critiche, pare aver composto Viaggio in Sardegna anche attraverso una fitta trama allusiva, originata in larga parte - ma non solo - dalla tradizione del Novecento letterario italiano. La “topica” figurale innerva un mosaico definito dalle influenze, fra gli altri, di Emilio Cecchi, Camillo Sbarbaro, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale. Dalla rilettura del suggestivo «resoconto di viaggio», la prosa vittoriniana si disvela come un tessuto connettivo dove si propone, con particolare evidenza, il motivo del «sogno». Incipitaria e conclusiva, nel chiuso di una stanza sul far della sera, emerge la rappresentazione di un paesaggio incantato, di luoghi deserti, di primeve città del mondo, di vasti orizzonti marini.

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