I minuti e le ore

Per descrivere al meglio l’occupazione finale di San Pietro, un rapporto di Don Whitehead, corrispondente di guerra dell’Associated Press, così riferisce: “Sebbene la città sia caduta ieri, quando le avanguardie entrarono alle calcagna del nemico che si ritirava, la sua conquista è ricordata come di oggi. Il nome di San Pietro sarà ricordato nella storia militare americana a lungo come i nomi di Fondouk, Bizerte, Tunis, Gela, Troina, Salerno e Napoli. Il nome di questo piccolo villaggio non sarà mai dimenticato dai soldati americani, che presero parte alla sua conquista. Noi ci aprimmo una strada con una pattuglia e con gli uomini del 1° Soccorso, attraverso campi bersagliati da mortai e bombe e ancora tra i corpi delle “facce di cane” che caddero in un feroce e sanguinoso combattimento. La durezza del combattimento fu scritta in questi campi e nei diroccati mucchi di macerie nella città. Gli americani la chiamano la Valle della morte, perché la morte si scatenò in modo violento per 48 ore, non appena essi presero d’assalto questa fortezza nemica circondata da fortificazioni, nascoste nei terrazzamenti che guardavano sulla Valle del Liri. Prima che la V Armata degli Stati Uniti potesse avanzare lungo la strada per Roma, questa fortezza doveva essere conquistata. La battaglia cominciò tre giorni fa quando gli americani attaccarono a mezzogiorno dietro un pesante sbarramento di artiglieria (di fatto essa era iniziata 10 giorni prima, l’8 dicembre). Le perdite furono pesanti e molte Compagnie perdettero tutti i loro ufficiali, alcuni uccisi o feriti. Mentre un gruppo aprì la propria strada, muovendosi sui pendii delle montagne lentamente da est, di fronte al fuoco nemico, un altro attaccò da sud della valle. Entrambi corsero in un fuoco mortale, proveniente dalle mitragliatrici del nemico e dai mortai nascosti nelle cave”.