Colta e raffinata, la poesia di Anna Nasti dissimula, quasi con pudore, numerosi riferimenti ai classici antichi, tra cui il mito greco ed il fiabesco medievale e, tra i moderni, Leopardi, Pascoli e Saba; con semplicità apparente, si esercita su fenomeni, figure e paesaggi ben condivisibili dalla più parte di noi. E però tale semplicità rappresenta un continuo invito ad avventurarsi in un mondo dell’interiore che man mano apparirà sempre più complesso ed avvolgente: tale da suscitare nel lettore non emozione soltanto, bensì anche una riscoperta intima, nel meditato auto-interrogarsi ed indagarsi. Poesia dunque che conduce ad una componente razionale, ma che, al tempo stesso, veicola una forte tensione simbolica, una richiesta di decifrazione di significati profondi o non immediatamente visibili. In piena rispondenza con tale immaginario, vero e proprio significato aggiunto, è il sistema ritmico e prosodico emergente dalla tradizione, profondamente interiorizzato dall’autrice e legato alla sensibilità fonica e sonora del suo dettato poetico. Esso, mentre evoca visivamente, porge all’orecchio un legato musicale dall’effetto talvolta incantatorio. Anche i caratteri della prosodia fanno dunque di Risonanze un textum, i cui fili armonici la poesia prende dalla musica per coinvolgere, far pensare e lasciare traccia in chi ascolta.

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