

Ogni volta, sulle rovine delle guerre, riprendono a circolare fallaci speranze giusnaturaliste, filosofie dell’umanesimo astratto, teoriche garanzie metafisiche della persona. A partire dalla metà del secolo scorso, guardando oltre il fumo di quelle rovine, Alessandro Baratta costruirà la sua filosofia critica del diritto penale e la sua criminologia critica a partire dall’uomo considerato nella storicità della sua esistenza materiale. Nella sua opera egli ridefinisce gli spazi della penalità, svela il carattere della selettività del diritto e costruisce un diritto penale che possa liberare coloro sui quali fissa il suo interesse: i detenuti, i migranti, gli emarginati. L’idea di un diritto penale altro è la grande utopia di Baratta: una utopia concreta che rivela il fascino di un pensiero che si impone con grandiosa attualità.

Incertezza e vincolo
Il racconto del diritto di Niklas Luhmann

L'idea di proprietà
Storia come evoluzione

Scienza del diritto e legittimazione
Con un postscritto 1998