

La proprietà non è solo un istituto giuridico, essa è anche una struttura del sistema sociale. In quanto tale, può essere osservata, in una prospettiva evolutiva, come un'idea che si trasforma in relazione alla evoluzione delle forme di differenziazione della società. Muovendo da tale presupposto, l'autore si propone di osservare l'evoluzione del concerto di proprietà, ed il suo progressivo mutamento di senso, nel passaggio dall'epoca arcaica a quella che comunemente viene definita età di mezzo. Il rinvenimento di un concetto che possa quanto meno assomigliare a quello di proprietà, presuppone che la società abbia acquisito la distinzione tra regole e comportamento. Ebbene, con riferimento all'ambito territoriale europeo, questo avvenne in parallelo al processo di evoluzione che portò la società segmentaria a differenziarsi secondo lo schema prevalente centro/periferia. La tesi sostenuta è che, nelle società premoderne, la proprietà non rappresenti il punto di congiunzione tra economia e diritto, ma una istituzione integrata che risulta impossibile studiare isolatamente. Essa non ha una esistenza indipendente, ma il suo significato è costantemente influenzato da fattori non economici e non giuridici. Ne discende che, per analizzare il ruolo assunto dalla proprietà fino al medioevo, non è possibile servirsi degli strumenti concettuali di cui oggi disponiamo, poiché questi sono applicabili solo alla realtà per la quale sono stati elaborati.

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