

«Passavo le mie ore libere a leggere i migliori autori, antichi e moderni». Il magnifyingglass usato da Gulliver nelle sue esplorazioni altro non è che la tradizione letteraria che lo precede. Lemuel Gulliver – borghese che sa cosa cercare e dove trovarlo – non trova parole nuove per descrivere i nuovi mondi da lui esplorati. Usa le parole della tradizione e, quando anche queste vengon meno, tace.Tutto l’ordito narrativo dell’opera swiftiana è intessuto sul recupero di modelli letterari. Le modalità e l’ordine con cui Jonathan Swift sceglie di inserire i riferimenti alle fonti cui attinge, dunque, può essere letto come il senso dell’opera stessa. Il confronto tra modelli culturali è anche quello creato dalle traduzioni dei Gulliver’s Travels nei secoli. Ogni epoca si relativizza nella dialettica col passato e riscrive l’originale. La seconda parte del volume, attraverso le voci dei primi autori che scelsero di tradurre integralmente il ‘romanzo’ di Jonathan Swift, mostra come, nel ventesimo secolo in Italia, le traduzioni dei Gulliver’s Travels si rivelano espressione della società, della cultura e della storia che ad esse soggiacciono.
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