

Nel vasto arcipelago della produzione schmittiana, un angolo è rimasto finora relativamente inesplorato: quello del suo pensiero in materia di diritto internazionale. Eppure le teorie di Carl Schmitt sullo jus gentium non solo hanno influito profondamente sulla genesi della sua famosa dottrina sul rapporto fra politica e “nemico”, ma hanno assicurato una legittimazione giuridica non trascurabile all’espansionismo hitleriano. Questo saggio ricostruisce criticamente l’«itinerarium mentis» che ha condotto il giurista di Plettenberg, a partire dalla sua autocoscienza di tedesco sconfitto e umiliato dai diktat di Versailles, dapprima a formulare una teoria dei “grandi spazi” come superamento degli Stati nazionali, e poi a costruire una filosofia della storia basata sulla contrapposizione fra Terra e Mare. Una visione, quella di Schmitt, centrata sull’odio nei confronti dei popoli marittimi anglosassoni e tendente a condannare senza appello liberalismo e democrazia, alla quale l’Autore oppone una antropologia relazionale, in cui l’«uomo della terra», ontologicamente radicato nella chiusura della Politica – e pertanto storicamente escludente e guerrafondaio – è destinato a essere trasceso e vinto dall’«uomo del mare», la cui apertura fondata sul Diritto si manifesta come universalismo includente e pacificante.

Guerra fredda in Medio Oriente 1953-1967
La stampa italiana e internazionale
In appendice articoli di N. Bobbio, P. Calamandrei, A. Capitini, J.P. Sartre

Filosofia come meditazione e come fondazione in Descartes e in Husserl
Strutture dell’io e soggetto a partire dalle Meditazioni Cartesiane

Modernità colonialismo e libertà
Hegel nel mondo arabo

Etica della persona e diritti umani
La prospettiva del personalismo polacco

L'alibi meridionale
Sul Risorgimento e altri scritti

Nazione, Stato e società civile
La filosofia e l'Unità d'Italia

Abitare il mondo
Razionalità e vita collettiva in Max Weber