

Nell'ordine del discorso retto dai giudizi tutto sembra consolidato in un possesso che non ammette repliche, che non siano previste dal sistema logico, che tiene tutto insieme. Ma il mondo delle giuste predicazioni non si definisce in una sfera in sé conclusa, perché le sue fondamenta affondano in un terreno che corrisponde al mondo della vita, dove il soggetto che fa esperienza delle cose, non ha bisogno di un lume che giudica, per trovare per sé un senso dell'orientamento, che gli consenta di essere al passo con i tempi e le somiglianze che gli capita di attraversare. Esperienza e giudizio di Edmund Husserl indaga queste vie dell'agire umano, nelle sue diverse varianti genetiche e costitutive, scoprendo quante analogie ci sono tra chi fa esperienza delle cose e lui stesso che poi giudica rispetto a quanto gli è capitato di vedere-sentire, in un continuo rimando del senso in cui ogni giudizio deve sempre di nuovo spendere il suo debito di verità e menzogna con l'esperienza che lo fonda.