Giuseppe Russillo, professore ordinario di Pedagogia generale e sociale, nasce a Rionero in Vulture nel 1935, dove trascorre la sua prima infanzia. Svolge gli studi presso gli Istituti dell’Opera per il Mezzogiorno d’Italia e avvia la sua carriera accademica presso l’Università degli Studi di Bari, città in cui vive ed opera sino al 2021. La condizione economica e sociale del Meridione con le sue profonde disuguaglianze e marginalità, la deprivazione delle aree interne del Mezzogiorno e l’attenzione alle fasce deboli delle zone più depresse del Paese, segnano tutto il suo percorso di studioso e di ricercatore, non solo in ambito scientifico ma anche politico e sindacale. Richiamandosi alle idee di Giustino Fortunato e Antonio Gramsci, sottolinea la valenza sociale dell’istruzione, come presupposto e premessa ineludibile alla costruzione di una società democratica. Negli anni ’70, si dedica alla sperimentazione delle 150 ore, conquista dei lavoratori al diritto agli studi, costruendo modelli formativi innovativi di “educazione per gli adulti”, che muovono dal recupero dei saperi locali e territoriali. Si adopera per un’idea di educazione permanente laica, libera e progressista e una formazione ricorrente, per l’aggiornamento e la riqualificazione professionale, affinché nessuno sia mai lasciato indietro. Non si risparmia, con la sua proverbiale disponibilità, di rispondere ai bisogni di formazione nelle zone più lontane e depresse del Sud. La sua ricerca pedagogica tende a superare ogni residuo di idealismo arcaico e moralistico, si orienta verso riflessioni metacritiche e sperimentali, per una “Pedagogia problematica, critica” e rifondata.